Ho letto con interesse un articolo che Max Hazzard ha pubblicato sul suo sito circa il metodo Maria.
Sapete che tempo fa, e ancora disponibile, proposi la mia Guida al Metodo, per il quale creai un file apposito e alcune varianti personalizzate, inserito a corredo nella Guida.
Secondo l’articolo, che se ho ben capito Max avrebbe tradotto da un forum inglese, un mistero avvolge quella che é stata una delle migliori performance mai pubblicate in Rete.
Interessante e intrigante é la teoria che sostiene l’ipotesi che Maria Santorix sia stata una identità fasulla, per mascherarsi, del celeberrimo Adrian Massey. Mi sentirei di sottoscriverla!
Io in realtà non ho mai creduto all’esistenza della signora Maria.
In quegli anni ero in Inghilterra per la gestione dei miei due bookmaker, la Atlas e la 888, da non confondere con l’attuale 888: la nostra 888 aveva questi numeri come nome perché era destinata al mercato asiatico dove il numero 8 é considerato portafortuna. Ero quindi in Inghilterra e quotidianamente direttamente legato agli ippodromi dove il mio socio dell’epoca, e suo fratello, John e Tom Jenkins, raccoglievano le puntate direttamente dai giocatori professionisti, e di questa signora Maria nessuno ne sapeva nulla. Nessuno che ci avesse mai parlato, nessuno che l’avesse mai incontrata. Era un mistero già all’epoca, almeno per gli addetti ai lavori.
Ciò non toglie però che i tips che pubblicava sul forum erano reali e anticipati rispetto i risultati, quindi ineccepibili. Ma il mistero resta!
A me in realtà non importa molto se la signora Maria abbia vinto o meno le 100 mila sterline…. Mi diverte invece pensare che Adrian Massey si sia beffato di una marea di persone che erano convinti di seguire la “misteriosa e affascinante bionda dell’Est”. E lui proprio bello e affascinante non é!
Ma sicuramente é uno dei mostri sacri dell’ippica inglese.
1 Commenti:
mentre lui ti ridicolizza sul suo sito tu lo citi in totale spirito di mutualitá.
Sei un Signore, con la S maiuscola e molti dovrebbero prendere esempio da te anziche fare il contrario. Sergio Solimene
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